IL SUBLIME, LA TECHNE, IL LEGAME SOCIALE

FITZCARRALDO FRAGMENT

Pierangelo Di Vittorio, Fitzcarraldo Fragment. Il sublime, la techne, il legame sociale, Efesto, Roma 2023. Grafica originale realizzata da Giuseppe Santoro – Odd. ep. studio.

Un manuale di sopravvivenza creativa a uso del tempo presente

Fitzcarraldo, una nave che passa per la testa. Don Araujo – “A Fitzcarraldo, signore e conquistatore delle cose inutili!”.
 Fitzcarraldo – “Quant’è vero che vi sto davanti, io un giorno porterò il Teatro dell’Opera nella giungla!”.
 Il sogno di Fitzcarraldo raddoppiato dal sogno di Herzog che lo invera: trasportare nella giungla una vera nave su una vera montagna.
 Herzog – “Fitzcarraldo, il mio miglior documentario”. L’assalto all’impossibile e il film che si costruisce attorno al buco del Problema.


Il libro Fitzcarraldo Fragment nasce da un’immersione “antropologica” nel mondo delle pratiche artistiche. Un po’ come Herzog, realizzando il film Fitzcarraldo, ha vissuto la sua esperienza nella giungla da antropologo prima che da regista.

Una parola oracolare lo attraversa come una freccia.

Nel cosmo circola sempre qualcosa d’incontrollabile. Talvolta bussa alla porta come il soffio di un dio o di un demone. Sogno, delirio o semplice pulsione, non è dato sapere da dove venga, né perché d’un tratto si metta a parlare. Ma quando sopraggiunge, ci detta qualcosa con la precisione di una lama che emerge dal buio. Per questo risuona in noi come un Problema. L’umano farsi problema. Non un problema da risolvere, come se si trattasse di un’operazione da contabili, ma un problema da fronteggiare in una prospettiva cosmica. Perché il Problema non può essere padroneggiato. Si può solo provare a rispondere al suo appello, riattivando le connessioni cosmiche e inventando quei concatenamenti tecnici che sono anche dei germi di legame sociale. In tal modo, facendo fronte al suo appello, il Problema non cessa di riecheggiare. E attorno al suo buco incandescente, potrà forse sorgere il popolo che manca.

Il neoliberalismo è riuscito dove i totalitarismi avevano fallito: dare alla luce l’uomo nuovo. Perciò bisogna organizzare un esodo dall’antropologia neoliberale, fondata sul predominio della razionalità economica e securitaria. Una domanda attraversa tutto il libro:

Qual è il posto nella nostra società della follia, del sogno, del gioco e dell’infanzia?