La luce e l’aria, Massimo Barberio

La luce e l'aria

Mostra fotografica di Massimo Barberio 

Stampe di Donato Cosmo

Testo di Pierangelo Di Vittorio

Incontro

Incontrare un’immagine.

Shock.

Abbacinare: antico supplizio consistente nell’accecare avvicinando agli occhi un bacino arroventato.

Tortura e delizia.

Davanti a un paesaggio abbacinante.

Casa mia?

 

Burning

Bagliore venuto da non si sa dove.

The World is Burning.

Autocombustione che purifica ogni speranza familiare.

Delle cose resta solo uno scheletro di cenere.

Un mondo è passato da qui.  

Hiroshima mon amour

Silenzio

O forse è passata una nevicata.

Lunga, implacabile.

Viaggio in Alaska.

Eternità silenziosa che divora ogni cliché.

Pace polare sul Mediterraneo da crociera.

Raccolta sulle sue ceneri l’anima tira un sospiro di sollievo.  

Paura

O forse è Moby Dick che incrocia al largo.

La paura vira al bianco.

Meditando tutto questo, l’universo paralizzato giace davanti a noi come un lebbroso, e come quegli arditi viaggiatori della Lapponia che si rifiutano di portare gli occhiali colorati sugli occhi, così il disgraziato miscredente fissa, fino ad accecarsi, il bianco monumentale sudario che avvolge ogni prospettiva intorno a lui.

Terrore e meraviglia.

Achab uno di noi.

Nostalgia

Nel frattempo qualcosa accade.

Una brezza tiepida si leva.

L’anima accarezzata da un languido tremore. 

Troppo tardi, la nostalgia ha già bussato alla porta.

Malattia insaziabile di ogni ritorno.

Dolce e straziante.

Come un ricordo d’infanzia che dilaga in ondate senza risacca.