BAZAR ELETTRICO

Pierangelo Di Vittorio, Alessandro Manna, Giuseppe Palumbo, Bazar elettrico. Bataille, Warburg, Benjamin at Work, Lavieri/Action30, Potenza 2017.  

Com’è fatto il tavolo da lavoro di uno studioso o di un artista? Come si presenta lo spazio fisico e mentale in cui la ricerca e l’arte si esercitano quotidianamente? Come funziona una macchina di ricerca e quali sono le sue implicazioni cognitive, estetiche, etiche e politiche?

Il saggio grafico del collettivo Action30 cerca di riflettere sulle condizioni operative del fare ricerca, riattivando alcuni importanti tavoli da lavoro: l’informe rivista “Documents” di Georges Bataille, la Kulturwissenschaftliche Bibliothek e il rizomatico progetto del Bilderatlas Mnemosyne di Aby Warburg, il collage di citazioni dei Passages di Walter Benjamin.
Dietro una macchina di ricerca ce ne sono sempre altre che sonnecchiano in un museo, da riscoprire e reinventare per elettrizzare il presente.

Da circa dieci anni, il collettivo Action30 intreccia una dimensione riflessiva e critica con una serie di pratiche performative, rimettendo in discussione i format tradizionali e sperimentando forme ibride di condivisione della cultura. La macchina di ricerca di Action30 è informe o rizomatica: abbatte le gerarchie culturali e gli steccati disciplinari per mettere sul suo tavolo da lavoro una molteplicità di documenti, intesi come frammenti eterogenei che possono essere collegati tra loro. Questi montaggi inattesi tendono a produrre shock capaci di sospendere il senso abituale delle cose ed elettrizzare il pensiero. Che si tratti di un libro o di una performance, di un cortometraggio, di uno spettacolo o di un workshop, lo scopo è condividere di volta in volta un’esperienza partecipata, cognitiva e critica, della realtà.

Graphic essays-copertina Basaglia (1)

Dopo aver realizzato alcuni “saggi-spettacolo”, Action30 è tornato al “saggio grafico” con la collana Graphic Essays attualmente edita da Inventario/Action30. L’evoluzione del libro illustrato e dell’arte sequenziale, il linguaggio dei fumetti e in particolare la graphic novel e il graphic journalism, così come lo sviluppo dell’infografica, mostrano che si può comunicare senza fare ricorso alle forme di espressione tradizionali e aprirsi a nuovi orizzonti creativi, cognitivi e riflessivi. La sfida della collana consiste nell’applicare questo principio alla scrittura saggistica. Il Graphic Essay intreccia testi e immagini, ma non solo: si tratta altresì di far convivere la dimensione riflessiva e quella performativa, ma anche di creare una costante tensione tra l’archivio e l’attualità, ossia tra il rapporto “filologico” con il passato e il rapporto “diagnostico” con il presente. In tale tensione, la “finzione” è la funambolica corda creativa che consente di far risuonare gli archivi con i problemi del presente: non per rendere gli archivi più fruibili e suggestivi, ma per trasformarli in atlanti dotati di quella forza “in-attuale” capace di rimettere in discussione le presunte evidenze che bloccano il presente.