Per smontare e rimontare la realtà

Si può sperimentare un modo di condividere cultura che sia diverso sia dalla trasmissione accademica del sapere sia dallo spettacolo come semplice entertainment?
Il “tavolo da lavoro” è il protagonista dimenticato dei processi critici e creativi. Semplice comparsa, si eclissa dietro lo sfavillio del genio. Dalla sua superficie non smette però d’irradiarsi una strana energia. Un alone lo trascende. Lungi dal ridursi alla porzione di spazio che occupa, racchiude un intero orizzonte di ricerca. Ad alcuni importanti tavoli da lavoro è dedicato il saggio grafico di Action30, Bazar elettrico. Bataille, Warburg, Benjamin at Work (2017).
Pensiamo ai Crazy Wall, i muri dei film polizieschi sui quali i detective sviluppano le loro indagini. Su tali superfici si accumulano mappe, piantine, schemi, foto di luoghi e di persone, post-it, articoli di giornale. Il detective aggiunge di continuo strati significanti, evidenziando, scrivendo, marcando con il pennarello, stabilendo connessioni con l’aiuto di fili colorati. Attaccati al muro solo per comodità, questi ecosistemi non offrono una rappresentazione della realtà, non sono una finestra aperta sul mondo, ma costituiscono piuttosto il “tavolo operatorio” sul quale la macchina di ricerca si muove come un branco di segugi nella boscaglia.
Questi tavoli s’inseriscono in quell’abicì della cultura (cfr. Bertolt Brecht, L’abicì della guerra) cui oggi forse siamo chiamati e che potremmo provare a condividere costruendo nuovi mosaici, costellazioni, arcipelaghi.
“Abbecedari” da costruire e sperimentare insieme.
I Worktable sono tavoli “orali” sui quali confluiscono e si mescolano senza soluzione di continuità film, saggi, romanzi, fumetti, pubblicità ecc., coinvolgendo i partecipanti in un “gioco della cultura” finalizzato alla creazione di comunità temporanee di riflessione, dialogo e ricerca. L’accostamento di questi materiali eterogenei, considerati come semplici “documenti”, abbatte gli steccati disciplinari e sospende le gerarchie tra sapere accademico e cultura popolare, valorizzando le esperienze personali dei partecipanti. Il montaggio di questi frammenti disparati crea sbalzi di tensione e produce continui shock che accendono il pensiero nutrendo l’atteggiamento critico e creativo.
Immersi in un ambiente multimediale, i partecipanti accolgono l’emergenza di domande e riflessioni grazie all’intervallo che si apre nel gioco costante tra immagini e parole: questa dimensione interstiziale fa “girare a vuoto” il pensiero, sospende le evidenze e permette di riscoprire la realtà attraverso una produzione inedita di “senso”.
I Worktable sono un dispositivo flessibile e modulabile secondo le esigenze. Possono assumere l’aspetto di un seminario o di un workshop, quando il gruppo è ristretto e regolare, oppure di una conferenza, quando la platea è più ampia e puntuale. Possono essere proposti nell’ambito di percorsi formativi (scuole, associazioni culturali, enti, servizi sanitari ecc.) o di eventi culturali (festival, rassegne ecc.). Possono svolgersi in spazi raccolti oppure in luoghi pubblici (mediateche, cinema, teatri ecc.). Dal punto di vista dei contenuti, i Worktable attingono a una cassetta degli attrezzi molto ampia, giacché tendono a collegare trasversalmente ambiti e linguaggi diversi. Le proposte nascono sempre dall’interazione con i committenti, i quali possono essere direttamente coinvolti, sia a monte sia durante il processo realizzativo.
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- Seminario Logos, Perpignan 2013
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- Odd ep. studio, Bari 2019
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- Festival Città delle 100 Scale, Potenza 2024
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- Progetto nelle scuole superiori di Martina Franca, Taranto 2014-2017
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- Seminario Logos, Perpignan 2010
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- Conferenza, Le Botanique, Bruxelles 2010