SULL'UTILITà DEL PENSIERO PER LA VITA
Pierangelo Di Vittorio, Ragione funambolica. Sull’utilità del pensiero per la vita, Mimesis, Milano-Udine 2019.
Questo libro è come una zattera costruita in mare aperto. Ogni pezzo è un incontro di viaggio, e tutti questi incontri (dalla follia e la salute mentale, all’arte, alla politica e alla letteratura), nei quali una serie di pratiche si è intrecciata con il tentativo di riflettere su di esse, hanno prodotto un particolare assemblaggio grazie al quale orientarsi e proseguire la navigazione. Oggi la zattera può tornare verso quelli con cui è stata costruita e magari raggiungere tutti coloro che abbiano la necessità o il desiderio di sperimentare l’avventura del possibile.
La vita quotidiana è una giungla di contraddizioni che a volte ci paralizzano, ma nelle quali si trova anche il rimedio: i poli delle tensioni in cui siamo imbrigliati possono diventare i punti di forza su cui fissare la fune per attraversare i problemi alla ricerca di una “via di fuga”. La ragione funambolica affonda le radici nella cultura tragica, dove l’uomo appare come una sagoma incerta alle prese con i laceranti paradossi che lo abitano. Si tratta di una razionalità pratica, e non è un caso che questo libro nasca da un’esperienza di nomadismo filosofico: uscendo dai confini stabiliti, la filosofia compie una serie di incontri e si trasforma in un sapere di frontiera, intrecciato con le pratiche e in perenne movimento. Mentre vediamo la ragione funambolica all’opera in diversi ambiti, dalla storia, alla politica, all’arte e alla letteratura, le performance di Philippe Petit, l’autore della traversata delle Torri Gemelle che fu invitato da Werner Herzog a inaugurare la sua scuola di cinema, diventano fonte di riflessione per le nostre acrobazie quotidiane. E uno stimolo per cominciare a tratteggiare un’“antropologia del possibile”.